Thom Yorke contro Spotify: niente soldi per gli artisti emergenti (parte 2)

Negli ultimi mesi anche in Italia Spotify ha aperto i battenti. Con 9,99 euro al mese otterrete un abbonamento premium con la possibilità di avere a disposizione istantanea (ci vuole però una connessione ad internet) un catalogo davvero impressionante, a cui non mancano comunque fastidiosi vuoti – come i Beatles. A quanto pare però sono aumentati i ricavi per la ditta, ma non quelli per i musicisti, soprattutto per i gruppi più piccoli. Lo ha denunciato nei giorni scorsi Thom Yorke dei Radiohead: i ricavi sono di circa 20 euro ogni 5.000 ascolti per i musicisti. C'è qualcosa che non torna, perché un musicista guadagna molto di iù in un concerto dal vivo.

Un portavoce di Spotify risposto in un comunicato ieri l'altro: "Noi vogliamo aiutare gli artisti connettersi con i loro fan, a trovare un nuovo pubblico, far crescere la loro base di fan […] abbiamo già versato 500 milioni per i titolari dei diritti, un numero che raggiungerà 1.000 miliardi dollari entro la fine dell'anno.

Thom Yorke contro Spotify: niente soldi per gli artisti emergenti (parte 2)

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