Editore o provider? Il ruolo di Google nell'epoca dei diritti digitali (parte II)

Come può Google essere imparziale se è proprietario di un ricchissimo portafogli di prodotti e servizi web?

Per risopndere a questa domanda davanti al parlamento americano, lo scorso settembre il CEO di Google Eric Schmidt aveva detto che, se Google cessasse di filtrare, di fornire risultati di ricerca utili ed in linea con quello che la gente vuole, tutti comincerebbero a migrare verso altri motori di ricerca. In questo modo Schmidt ha cercato di rassicurare gli animi dei politici americani: anche se Google non seguisse una logica di profitto, i risultati delle ricerche non sarebbero alterati.

Quella del professor Volokh non è in realtà una battaglia nata dal niente: negli ultimi anni Google è stato chiamato in causa per questioni legate alla diffamazione, alla lesione dei diritti individuali operata attraverso internet. 

Una delle accuse che gli si muove riguarda la possibilità di alterare i risultati delle ricerche correlate e dei suggerimenti e per questo si è spesso dovuto dirimere questo tipo di controversie nei singoli tribunali e non attraverso precisi interventi delle autorità di regolamentazione in Europa e negli Stati Uniti.

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