Google e la pirateria musicale in Gran Bretagna

Il governo britannico indagherà a fondo sul comportamento di Google che, non adempiendo a una legge in vigore, avrebbe dovuto invece declassare i siti web di file sharing nei risultati delle sue ricerche. Le case discografiche e le principali major hanno infatti accusato il gigante di internet di tergiversare sulla questione, e di non aver ancora agito per penalizzare questi siti. Questa svolta arriva esattamente ad un anno dall’annuncio da parte del segretario alla cultura Jeremy Hunt, che aveva avvisato che le nuove leggi in vigore nel Regno Unito avrebbero penalizzato i motori di ricerca che promuovevano siti illegali (Google compreso). 

Il Dipartimento per la Cultura, i Media e lo Sport (DCMS) ha annunciato che analizzerà nel dettaglio i cambiamenti tecnici promessi da Google in agosto, in base ai quali i siti illegali sarebbero stati fortemente penalizzati. Il governo britannico ritiene Google di fondamentale importanza per combattere la pirateria online, dal momento che usufruiscono dei suoi servizi ben nove cittadini del Regno Unito su dieci. Eppure anche oggi i fan che sono alla ricerca di musica e che digitano keyword legate ai loro artisti preferiti si trovano molto spesso, in cima ai risultati, proprio siti con contenuti illegali. Lo stesso accade quando si cerca il titolo di un film, ed è recentemente accaduto anche nel caso dell’ultimo capitolo della saga di James Bond. 

Fa sicuramente riflettere il fatto che proprio molti di questi siti illegali siano stati inseriti nel report di Google sulla trasparenza aziendale.

Google e la pirateria musicale in Gran Bretagna

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