La fine del dominio delle grandi aziende giapponesi

Sino a pochi anni fa aziende come Sony, Sharp e Panasonic facevano parte del gotha dei produttori tecnologici mondiali. Questi grandi nomi producevano praticamente tutti gli oggetti tecnologici di casa nostra, dalle televisioni ai videogiochi, dai forni a microonde ai player musicali, e via dicendo. I loro prodotti sembravano inarrestabili sui mercati mondiali, e il loro prezzo elevato era visto come un riflesso della loro qualità superiore, cosicché gli acquirenti erano comunque disposti a comprarli. 

Inaspettatamente, in pochissimo tempo questi giganti dell’elettronica di consumo sono stati spodestati da concorrenti provenienti da Corea del Sud, Stati Uniti e Cina. Il rating di Moody’s per Sony, ad esempio, è oggi di poco superiore al livello ‘spazzatura’, mentre Sharp ha già ricevuto questo giudizio. Anche Panasonic è in difficoltà, e presto potrebbe smettere persino di produrre televisori. 

Come è potuto accadere tutto questo? Gli analisti ritengono che i grandi colossi giapponesi non abbiano saputo interpretare i segnali di cambiamento nelle preferenze dei consumatori. Questi cambiamenti, a loro volta, sono stati dettati dalle politiche dei loro rivali in crescita, pertanto le aziende giapponesi si sono ritrovate con prodotti non più ‘appetibili’. Un altro fattore che ha contribuito alla crisi è stato l’aumento delle quotazioni dello yen, che ha reso ancor più sfavorevole l’export. 

E, mentre accadeva tutto questo, aziende come Samsung una volta considerate produttrici di prodotti di scarso livello sono riuscite a balzare sulla cresta dell’onda.

Technology Crisis in Japan

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