Anche se lo chiamano e-waste, si tratta pur sempre di monnezza, rusco, pattume, spazzatura. Il progetto StEP Initiative lanciato dalle Nazioni Unite ha prodotto una mappa interattiva del volume del nostro e-waste, tutto l'hardware vecchio ed obsoleto che buttiamo via. Un monte di tv, smartphone, elettrodomestici, computer, schermi, lettori, case, cavi elettrici o batterie, è in crescita.
A livello etico la sfida sarebbe quella di attivare un meccanismo virtuoso di riciclaggio internazionale.
La previsione riguarda 180 paesi, una nuova mappa del mondo legata al problema E-Waste.
Si tratta d'altronde di rifiuti speciali, dannosi per l'ambiente, che possono contenere sostanze tossiche. Se i prodotti elettronici scartati dalle società opulenti vengono bruciati o arrivano in una discarica, possono rilasciare pericolose sostanze tossiche: mercurio, cadmio e piombo.
Al vertice della classifica dei più sporcaccioni in termini di e-Waste ci sono gli Stati Uniti con 9,4 milioni di tonnellate nel 2012, seguiti dalla Cina, con 7.2 milioni di tonnellate nello stesso anno. Impennate incredibili, se pensiamo che soltanto 8 anni fa, nel 2005, eravamo rispettivamente a 1.9 e 2.2 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodoti da Usa e Cina.
E-Waste: la filiera
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E-Waste: impennata dei rifiuti obsoleti nelle discariche