Da quando è stata nominata amministratore delegato della barcollante Yahoo, Marissa Mayer si è subito fatta notare per le sue impietose quanto necessarie politiche di tagli. Dopo aver eliminato i servizi in perdita, sfoltito il personale e abolito molti benefit, stupisce che la Mayer abbia deciso di investire una cifra di trenta milioni di dollari per la startup creata da un ragazzino inglese di diciassette anni.

Molti probabilmente ricorderanno la storia del neomilionario inglese Nick D’Aloisio, improvvisamente balzato agli onori delle cronache per il suo ‘colpaccio’. Ma quali sono i retroscena di questo affare?

La vicenda era sino a qualche giorno fa abbastanza oscura. Prima di tutto, secondo quanto si può leggere nel sito web dell’app Summly, la tecnologia alla base dell’applicazione è stata messa a punto da un’azienda esterna, la SRI International, e non dal personale della startup. È stato inoltre scoperto che il team Summly non ha nemmeno ‘costruito’ l’app: ad occuparsene è stata un’azienda chiamata Somo. In pratica, Yahoo avrebbe acquistato un’app usata da un numero piuttosto contenuto di utenti, che non generava profitti e oltretutto acquisendo una startup nella quale non lavorano certo ‘geni’ della programmazione. 

Ma oggi si scopre che Yahoo ha portato a termine questo affare proprio per entrare in possesso di codici e tecnologie della SRI International, attuando una precisa scelta strategica che come ha rivelato una fonte anonima rappresenta un vero e proprio ‘trasferimento di conoscenze’. Sempre secondo queste indiscrezioni, la Mayer ritiene che la tecnologia di Summly/SRI International sia di importanza strategica per risollevare le sorti di Yahoo.

Yahoo: i retroscena dell?ÇÖacquisto di Summly