Un team tedesco di ricercatori della Technische Universität Darmstadt ha sviluppato il progetto Lightbeam, un pico proiettore pico con rilevamento della profondità di proiezione attraverso la fotocamera integrata che lavora in modalità "Kinect style" migliorando l'esperienza visiva nel complesso. Nello specifico il sensore è stato introdotto per rilevare la profondità, soprattutto quando si ha a che fare con superficidi proiezione improvvisate. Ogni parete si trasforma quindi in un telo cinematografico ed ogni oggetto in un vero e proprio monitor, perché l'immagine si adatta in modo dinamico all'area entro cui viene proiettata.
Se si desidera utilizzare un foglio di carta come schermo per mostrare alcune informazioni rapide potremo farlo senza problemi, ma il bello viene quando si sposta il foglio intorno. Il proiettore ne tiene traccia e continua a proiettare su di esso finché ci si sposta di un massimo di 30° dalla posizione iniziale. Insomma, una sorta di pico proiettore 'cercapersone', che sarà utilissimo in tutti i casi in cui si fanno presentazioni e si è di fretta, in ambienti non preparati.
Ma non finisce qui, il Lightbeam racchiude anche un alto potenziale di interattività: in futuro si potrà assistere alla creazione di interfacce digitali costruite su oggetti di uso quotidiano. Come una tazza di caffè: voi la girate e potete sfogliare le applicazioni o scorrere uno slideshow, la tazzina diventa una manopola per controllare lo schermo da remoto.
Si tratta insomma di un primo, piccolo passo verso il futuro. Immaginate il Lightbeam accoppiato ad un sistema operativo specificatamente progettato: avremo di fronte un computer completamente tattile che si comanda con nuovi e pratici gesti.
Lightbeam: sviluppato in un''universit?á tedesca il nuovo pico proiettore nomade