Lo scopo di questa iniziativa sarebbe quello di proteggere i bambini e gli adolescenti dallo sviluppo di una distorta (e spesso violenta) percezione della sfera sessuale.
La proposta di Jonasson, come comprensibile, ha subito scatenato un putiferio in patria. Gli oppositori sostengono che epurando dal web i contenuti hard il regime assumerebbe un carattere eccessivamente autoritario, mettendo a rischio la reputazione dell’Islanda che oggi viene considerata l’emblema scandinavo della libertà di parola.
Una consigliera del ministro Jonasson, Halla Gunnarsdottir, difende così l’ipotesi di legge: ‘Se un ragazzino digita su Google la parola ‘porno’ non solamente appariranno fotografie di donne nude, ma anche erotismo sfrenato e brutali violenze’.
La proposta da una parte si scontra con le abitudini sessuali degliislandesi, da sempre aperte, come gli altri popoli nordici. Dall'altra però mette in luce la necessità di preservare proprio questo aspetto.
Censura del porno in Islanda?