La pornografia in rete: il modello cinese e quello giapponese

Uno degli aspetti più apprezzati in assoluto di internet è la sua completa libertà, ma ad essa è purtroppo associato un risvolto della medaglia piuttosto problematico. Stiamo parlando della pornografia, il cui business online ogni anno segna cifre da record e che – anche se di per sé legale – può talvolta celare reati legati alla pedofilia. 

È possibile che un paese scelga di impedire l’accesso a tutti i contenuti a luci rosse della rete, diventando quindi uno stato porn-free? Se lo stanno chiedendo in Islanda, uno dei paesi europei più all’avanguardia per quanto riguarda la diffusione e l’utilizzo di internet. Ed è quello che avviene da molti anni in Cina, dove il governo controlla la pubblicazione di immagini e contenuti erotici. Tutto il contrario dei cugini giapponesi, che di fatto non vietano loa pornografia neanche ai minori, limitandosi a censurare i genitali e le penetrazioni.

Attualmente il governo islandese ha fatto molto parlare di sé perché sta studiando una proposta del Ministro dell’Interno Ogmundur Jonasson che metterebbe al bando la pornografia, non solo online ma anche attraverso i ‘tradizionali’ canali cartacei.

La pornografia in Cina: censura bypassata via mobile

Censura in Cina

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